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FAQ

Chi siamo?
Torbole Bike Holiday , è un progetto nato dalla collaborazione tra Carpentari Bike Shop e l’Hotel Santoni per rendere immediata e semplice l’organizzazione e prenotazione deilla tua vacanza in bici a Torbole sul Garda

Dove siamo?
Siamo a Torbole sul Garda , la più famosa Bike Arena d’Europa

Cosa facciamo?
Ti offriamo la possibilità di organizzare al meglio la tua vacanza in bici al Lago di Garda! In pochi semplici passaggi potrai prenotare l'hotel e riservare la bicicletta più adatta alle tue esigenze.

Quando?
Da Marzo a Novembre siamo pronti ad accoglierti nelle nostre strutture mettendo a tua disposizione tutta la nostra esperienza ed il nostro entusiasmo.

Perchè?
Per offrire un servizio nuovo, pratico ed innovativo! Per la prima volta potrai trovare tutte le informazioni per una vacanza in bici al Lago di Garda e, soprattutto, la possibilità di poterla prenotare facilmente.

Tours & Trails

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PERNICI

Quando sono sul lago, ogni volta che mi sveglio e che do un’occhiata fuori dalla finestra per vedere come è il tempo, mi sembra impossibile che da lì a poche ore avrò portato la mia bici, con me sopra, in cima ad un dislivello così alto come le montagne che mi circondano.Sulla carta sono 1500 metri di dislivello, per esempio, un semplice numero che non spaventa più di tanto. Lo si quantifica in ore e minuti, lo si trasforma in barrette energetiche necessarie per arrivare in cima, in litri d’acqua da bere e ci si dorme su tranquilli pregustandosi la bella sensazione di stanchezza che si avrà in corpo la sera dopo aver pedalato l’itinerario. Solamente quando si è sulla salita e si guarda l’altimetro si ha veramente la sensazione di cosa si stia facendo e di quanta fatica sia necessaria per guadagnarsi quei 1500 metri, pedalata dopo pedalata, minuto dopo minuto, barretta energetica dopo barretta energetica. Quando il sudore scorre a fiumi sulla fronte ed il sedere brucia sulla sella ripenso allo sguardo mattutino fuori dalla finestra e provo ad immaginarmi quanto manchi per arrivare in cima a quel monte che poche ore fa era semplicemente un nome con un numero di fianco che ne quantificava l’altitudine.


Mi ritrovo adesso sulla salita che dalla Val di Ledro porta al rifugio Pernici, in un pomeriggio infrasettimanale di settembre, solo soletto con la mia mountainbike in mezzo a questi boschi che sembrano completamente dimenticati da Dio. Mi tergo la fronte dal sudore e mi alzo spesso sui pedali per ovviare al bruciore del sedere causato da questa durissima sella che ho malauguratamente montato ieri per cambiare la vecchia poltrona, ormai sfondata, che avevo avuto per anni. La salita non vuole finire più, come tutte le strade militari anche questa si inerpica con innumerevoli tornanti tenendo la pendenza più o meno costante e non offrendo mai tratti piani in cui potrei riposarmi un po’. Non avendo compagni di pedalata con cui scambiare due parole e così diluire la fatica i miei occhi si muovono costantemente alla ricerca di un segno che mi possa indicare che la salita sia quasi finita. Un tipico momento in cui cadere in trance, pensando a qualcosa così intensamente da dimenticarsi di cosa si stia facendo. Mi vedo aprire la finestra dell’Hotel Santoni a Torbole questa mattina, guardare verso Riva del Garda, muovere il mio naso all’insù verso la Rocchetta e poi ancora più in su fino alla cima della minacciosa parete di roccia che sovrasta la cittadina e poi decidere di andare lassù in bicicletta. Certo, non è possibile scalare su due ruote quel monte, l’idea dell’ “andare lassù” significa passare per la Val di Ledro e raggiungere il Rifugio Pernici, situato dietro alla parete rocciosa che sto guardando. Però il dislivello è identico e la parete a picco dà esattamente le proporzioni di quello che mi aspetta. Ci sarebbe la variante Shuttle Service, in tre quarti d’ora sarei in cima alla montagna senza aver fatto evaporare nemmeno una goccia di sudore, pronto a godermi una discesa a picco sul lago per poi essere di nuovo a Torbole per l’ora di pranzo. Eppure non è la stessa cosa. Una discesa guadagnata con il sudore della propria fronte ha tutto un altro sapore, ce la si gusta metro per metro, non la si vuole sprecare neanche un po’ e si diventa quasi avari nel pedalarla, attenti a non perderne qualche pezzo in una guida distratta o poco accorta. È così che sono partito questa mattina, con uno spirito quasi monacale.


Se l’itinerario del Tremalzo esplora la parte meridionale dei monti adiacenti alla Valle di Ledro, il percorso che sale da Riva del Garda al Rifugio Pernici si addentra invece nella parte trentina di questa regione, più a nord. La parte iniziale dei due tracciati è identica, nei primi chilometri, percorrendo la leggendaria strada del Ponale, ristrutturata lo scorso anno, un vero e proprio delirio di panorami spettacolari sull’Alto Garda. La valle di Ledro verrà risalita pazientemente in tutta la sua lunghezza, senza particolari strappi e quasi sempre lontani dal traffico. Si passa dalla ripida e rocciosa gola iniziale che fa da contrasto ai successivi prati sottostanti Molina di Ledro, prima di arrivare al lago di Ledro. Qui, nelle giornate calde, è possibile fare un tuffo per rinfrescarsi prima della lunga salita al rifugio. È una voglia balneare a cui non si può resistere, dato che l’itinerario scorre sulla parte sinistra del lago con scorci tentatori sulle chiare acque. Chiaramente porre il piacere prima del dovere non è da tutti, soprattutto se si è a conoscenza di quello che ci aspetta ed in cui mi trovo in questo momento, nel bel mezzo della strada militare che sale al Pernici.


Esco dalla trance e vedo che la strada esce dal bosco inoltrandosi su dei bei prati alpini, il profumo degli alberi lascia spazio a quello dell’erba e dei pascoli, la visuale si fa più ampia e uno sterrato sostituisce l’asfalto. Sono quasi in cima, la mia motivazione sale così come la mia velocità, ancora 20 minuti e mi ritrovo all’inizio della discesa presso la Bocca di Trat. È finita la sofferenza, ora arriva il piacere da gustarsi centimetro per centimetro. Questo è quello che si pensa all’inizio, prima di aver messo la ruota anteriore sul mostro di ghiaia che scende verso la malga Grassi. Sassi che schizzano da tutte le parti, equilibrio precario, pendenze sostenute. Ci si deve abituare, poi si prende il ritmo e si lascia ballare la mountainbike alla musica dei sentieri del Garda, un repertorio unico che necessita di un buon orecchio per essere interpretato. “Rock and roll, baybe!” direbbe qualcuno di famoso. I freni a disco stridono, la forcella lavora a pieno regime, gli occhi sono dilatati ed iperattivi per guidare al meglio attraverso una serie infinita di ostacoli. Questo è mountainbiking. Una sensazione di felicità si impossessa di me, l’adrenalina scorre a fiumi nelle mie vene. Questo è quello che cercavo questa mattina guardando fuori dalla finestra, una ricompensa perfetta per i 1500 lunghi metri di dislivello in salita che mi sono lasciato alle spalle.


Arrivato alla malga Grassi le pendenze si fanno più tranquille, almeno per un piccolo tratto. Poi si ricomincia con la solita musica con il gran finale dato dallo stradino cementato che conduce al Bastione in alto sopra i tetti di Riva del Garda. Una visione, questa, veramente bizzarra. Sembra quasi di star per entrare nella camera da letto di qualcuno. Serpentina dopo serpentina scendo verso la civilizzazione, le case sono ancora nascoste dagli alberi, ma i rumori della cittadina al lavoro si fanno sempre più nitidi fino a coprire completamente la musica del mio giro in mountainbike.

 

INFO PERCORSO
Metri di dislivello: 1520
Chilometri: circa 45
Difficoltà: *****
Periodo migliore: Maggio – Novembre


Itinerario:
Riva del Garda – vecchia strada del Ponale – Molina di Ledro (seguire i segnali sbiaditi della pista ciclabile) – Lago di Ledro (stare sul lato sinistro, non sulla strada provinciale) -  Enguiso – Bocca di Trat (rimanere sempre sulla strada che porta al rifugio Pernici, prima asfaltata e alla fine sterrata, ignorando ogni deviazione su sentiero, non pedalabile in salita) – Malga Grassi  - Campi – Riva del Garda (passando per il Bastione).

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